APPUNTI SU DI UN PARTICOLARE DENARO DA 20 SOLDI DI FILIPPO II
di Antonio Rimoldi
Presentazione di un esemplare di denaro da 20 soldi di Filippo II che permette di evidenziare
alcune significative varietà di conio non descritte in letteratura.
Il denaro da 20 soldi (1) di Filippo II con busto/stemma è sempre stato catalogato (2) in base alla presenza o meno di una piccola corona sopra la testa del sovrano (3) e, quindi, in base alla tipologia di corona sovrastante lo scudo al rovescio della moneta (4). Sono poi state evidenziate in letteratura varietà aventi in legenda rosette e stelle in varie combinazioni (5). Un buon numero di conii testimonia un'emissione relativamente copiosa; la tipologia oggi appare con una certa frequenza sul mercato numismatico ed è ben rappresentata nelle collezioni specializzate.
I conii sono opera del grande incisore Leone Leoni (6), il cui bulino ha regalato alla monetazione milanese capolavori artistici di assoluto rilievo. Nel 20 soldi i capelli del sovrano vengono realizzati in maniera magistrale, un insieme di ciocche minute e dal tratto netto mostra tutta la bravura dell'incisore.
L'esemplare (7) (Fig. 1) che ha fornito lo spunto per questo studio presenta un ritratto di stile ancora più raffinato rispetto a quello caratteristico della tipologia; forse modellato con più cura per fungere da modello per successivi rifacimenti.
Notiamo anzitutto il consistente ciuffo che oltrepassa con decisione la linea della fronte, dando un maggiore equilibrio a questo ritratto rispetto a quello che solitamente si riscontra sulle monete di questa tipologia. In generale tutte le ciocche di capelli appaiono più definite rispetto a quelle presenti sul tipo tradizionale di ritratto. Analizzando ancora la capigliatura, osserviamo le ciocche posteriori alla parte alta dell'orecchio. Il ritratto tipico presenta un'area in cui le ciocche sono piuttosto rade; nel ritratto dell'esemplare oggetto della nostra attenzione invece sono ben evidenti quattro fitte ciocche a gruppi di due, disposte in verticale e quasi parallele.
Il naso in questo ritratto di bello stile non ha un profilo leggermente concavo, presenta anzi un'impercettibile gobba nella parte alta; tale espediente artistico fornisce buona forza espressiva al volto del sovrano.
L'esemplare studiato presenta al diritto, oltre all'insolita effige che abbiamo appena analizzato, anche alcune particolarità riguardanti la composizione delle legenda di diritto.
I caratteri sono leggermente più piccoli (8) e sottili rispetto a quelli solitamente impiegati, facendo quindi sembrare il busto del sovrano di dimensioni maggiori rispetto alle consuete.
Notiamo anche come le lettere E siano realizzate con un punzone a forma di Π, accompagnato da incisioni di bulino nella zona centrale per creare la forma definitiva della lettera. Le lettere E risultano quindi poco definite e - nonostante siano già ad un primo sguardo ben diverse da quelle realizzate con un unico punzone - costituiscono una varietà che non è mai stata evidenziata in letteratura, nemmeno da un testo attentissimo a queste particolarità come il Corpus Nummorum Italicorum (9) (Fig. 2).
Fig. 2: Confronto delle differenze di ritratto e di stile epigrafico del diritto con un altro esemplare di 20 soldi (a destra, Crippa 35/A, asta Cronos 8, 354).
Al rovescio non riscontriamo varietà epigrafiche, risulta però evidente una particolarità di carattere araldico riscontrabile in diversi esemplari provenienti da conii differenti. Ancora una volta la bibliografia non fornisce riscontri per la varietà di seguito descritta, concentrandosi solo sul tipo di corona sopra lo stemma, sulla presenza di rosette in legenda e sulla spezzatura di quest'ultima.
Nell'esemplare studiato appare evidente come siano assenti totalmente o parzialmente alcune delle armi araldiche componenti il grande stemma con le armi di Spagna. Risultano assenti totalmente le armi di Castiglia e León, della Sicilia, di Fiandra e Tirolo; risultano incomplete le armi di Gerusalemme e della Borgogna moderna (Fig. 3).
Tali mancanze ed incompletezze sono riscontrabili con una certa frequenza su conii differenti; si potrebbe quindi trattare di una scelta consapevole (forse al fine di segnare una particolare emissione) oppure di una mancanza dovuta alla semplice distrazione dell'incisore. La mancanza di fonti documentarie necessarie per dirimere la questione ci lascia per il momento nel dubbio, dubbio che si amplifica osservando come alcuni esemplari presentino le armi araldiche complete oppure con raffigurazioni estremamente stilizzate e praticamente irriconoscibili se non per la posizione all'interno dello stemma.
Fig. 3: Confronto delle armi araldiche mancanti od incomplete nello stemma al rovescio con un altro esemplare di 20 soldi (a destra, Crippa 35/A, asta Cronos 8, 354).
NOTE
1 - CRIPPA 1990, pp. 166,167,168 e 169, nn. 34-35. Denominato erroneamente lira in GNECCHI 1884 e CNI V.
2 - A partire da GNECCHI 1884; primo testo di classificazione organica della monetazione milanese.
3 - Differenza tra i tipi CRIPPA 1990, pp. 166 e 167, n. 34 e var. (senza corona) ed Ibidem, pp. 168 e 169, n. 35 e var. (con corona).
4 - Corona aperta (CRIPPA 1990, p. 166, n. 34/A e p. 168, n. 35/A) o corona chiusa (Ibidem, p. 167, n. 34/B e p. 169, n. 35/B).
5 - Cfr. CRIPPA 1990, pp. 166, 167, 168 e 169, Varianti e Note.
6 - L'emissione di questa tipologia di denari da soldi 20 è databile al 1567. Cfr. LEYDI 2013, pp. 23, 24 e 26.
7 - Varietà di CRIPPA 1990, p. 167, n. 34/B.
8 - Nell'esemplare oggetto di studio l'altezza dei caratteri del diritto è di 3 mm., solitamente è di 3,5 mm.
9 - CNI V.